Devon House

Devon House

Casa
Poschiavo GR

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La scritta “Devon House” accanto al portone di entrata al numero 13 in Via di Palazz risale al 1908. La fece apporre Domenico Semadeni, proprietario di uno “Swiss Café” nella contea inglese di Devon, a Ilfracombe, a quei tempi una famosa destinazione balneare. Come tante altre famiglie poschiavine - generalmente riformate - che nel corso dell’Ottocento erano riuscite a tessere una vera e propria rete di prestigiose pasticcerie, confetterie e caffetterie in varie città d’Europa e Russia, i Semadeni investirono parte della loro fortuna in una prestigiosa dimora, in terreni e titoli in valle. La casa era stata costruita già nel 1864, su commissione di Pietro Pozzi, a sua volta direttore di una caffetteria e pasticceria a Bilbao, in Spagna. Di questa “epoca d’oro” della storia poschiavina rimangono a tuttoggi visibili in varie città iscrizioni quali “Café Suizo”, “Pasteleria Bernina”, “Swiss Café&Bakery”, “Café Suisse” o “Kafe Fankony“, “кафе Семадені” e altri.

Gran parte del quartiere, oggi detto "I Palazz", è frutto di un progetto ideato e realizzato a metà Ottocento dal Podestà Tommaso Lardelli e dall'architetto vicentino Giovanni Sottovia, un esule politico giunto a Poschiavo su chiamata di alcuni commercianti locali.

Il complesso si dispone lungo un rettilineo che chiude il Borgo verso sud, con eleganti case in stile eclettico da una parte, e una sequenza di orti, giardini e frutteti, talvolta ingentiliti da padiglioni, dall'altra. Il complesso è espressione del vivere sano e moderno dell'epoca. "I Palazz" rappresentano un esempio di urbanizzazione quasi metropolitano nel suo concetto di base, senza uguali nel contesto alpino, es sono censiti dall'Inventario degli insediamenti svizzeri da proteggere d'importanza nazionale (ISOS) nonché nell'Elenco dei giardini storici della Svizzera (ICOMOS).

Come altri stabili del quartiere, Devon House presenta la tipolgia della villa suburbana, realizzata in stile eclettico - con elementi decorativi vagamente bizantini. La struttura rimane però fedele ai criteri neoclassici. L'edificio si articola su tre piani e mezzo e presenta una facciata strutturata da lesene di vario tipo, da cornici marcapiano e un cornicione con ricca modanatura, nonché da un asse verticale centrale sovrastato da un frontone, in cui sono inseriti una scalinata con portone e un balcone al primo piano. Le aperture sono dotate di persiane scorrevoli, incassate nel muro. Sopra le cantine seminterrate si situa il piano rialzato, diviso da un corridoio centrale che funge da disimpegno per i locali abitativi, tra i quali una saletta di ricezione, una biblioteca e una cucina. Al piano nobile, il corridoio (girato di 90 gradi rispetto al piano inferiore) da accesso a un salone e a un salotto (oggi convertito in camera) e ad altre stanze. Al mezzanino dell'ultimo piano si trovano stanze e depositi. Caratteristico è lo sviluppo semicircolare delle scale dalle cantine al mezzanino. Vari locali sono dotati di stufe a cilindro o in muratura, o di un caminetto. Degni di nota alcuni interventi in stucco lustro (o stucco veneziano), varie decorazioni pittoriche di diverse epoche (e varia qualità) sulle pareti e sui soffitti, e alcuni elaborati pavimenti in legno.

Annessa alla parte abitativa dell'edificio vi è a nord la parte rustica, con stalla (scuderia, oggi convertita a lavanderia) e fienile. A sud della casa, oltre la via pubblica (in passato privata), si apre un giardino tripartito in orto redditizio e fiorito, giardino con padiglione orientaleggiante, e frutteto. L'edificio è stato posto sotto la protezione del Cantone dei Grigioni e della Confederzione. Gli interni sono stati restaurati nel 2004, mentre nel 2014 è stato eseguto un restauro esterno. Esso funge da abitazione permanente – nonché saltuariamente da cineforum con proiezioni pubbliche esterne e interne.